Monday, July 05, 2010

Montale e le scale





Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.

Struggente questa poesia di Montale contenuta in Satura (il titolo deriva da satira, il nome dei genere che a sua volta deriva da satura lanx, un piatto ricco di pietanze diverse).
La poesia è dedicata alla moglie. Ma cosa sono queste scale: le avversità della vita, i piccoli ostacoli, le difficoltà. Certo il valore simbolico delle scale è chiaro, ma per fare capire il valore del correlativo oggettivo ai ragazzi occorre chiarire che le scale sono una prassi nella vita dei liguri.

Solo chi è stato in Liguria, nelle Cinque Terre può capire che le scale sono una realtà quotidiana, sono sì le grandi sfide della vita ma anche i gesti reali di una giornata. Questi territori arroccati vicino alle catene montuose sono stati strappati alla asprezza della montagna attraverso i terrazzamenti, e quindi da qui le scale e le salite.

Come il rovente muro d'orto anche le scale erano una consuetudine nella vita di Montale.

Ed è facile ora, per me e per i ragazzi, immaginare due anziani coniugi che si sorreggono l'un l'altro in un piccolo paesino ligure.

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