Tuesday, August 17, 2010

Le chizze ebraiche


Da piccola ho sempre amato le chizze. La chizza è una tipica pietanza reggiana fatta di pasta sfoglia ripiena di formaggio e fritta.

Solo da grande ho saputo che questo piatto è di origine ebraica, ed è entrato nella tradizione culinaria locale grazie alla presenza, nei secoli passati, di una nutrita comunità ebraica.

Quante delle tradizioni che reputiamo nostre vengono da altre culture?
Ritengo che questo sia un tema importantissimo da trattare a scuola, che aiuta anche a valutare meglio il presente.



E allora perchè non iniziare dalla chizza per passare a scoprire i tanti luoghi legati alla comunità ebraica a Reggio. Una visita alle antiche vie del nucleo originario di insediamento (via Secchi). Poi al ghetto nella zona di Via dell'Aquila, chiamata così proprio per le aquile estensi poste sopra ai cancelli che aimè chiudevano il ghetto alla sera. La ritrovata e stupenda sinagoga, e il cimitero suburbano.
Per comprendere come questi luoghi venivano fruiti sarebbe utile far intraprendere ai ragazzi un'interessante ricerca attraverso il magnifico patrimonio fotografico della locale Biblioteca Panizzi, che ci riporta una Reggio inedita e poco nota.



Un viaggio nel passato, nel presente e nel futuro, che tocca tante discipline per comprendere come la nostra identità non sia unica e immutabile, ma frutto di continui cambiamenti e influenze di altre culture.

Saturday, August 14, 2010

Simonetta Vespucci: l'incantatrice di Firenze?


Ell'era assisa sovra la verdura,
allegra, e ghirlandetta avea contesta
di quanti fior creassi mai natura,
de' quai tutta dipinta era sua vesta.
(Poliziano, Canti per la Giostra di Giuliano de' Medici, 1475)



Quando si affronta il rinascimento a scuola si parla naturalmente di Firenze medicea, di Lorenzo il Magnifico, di Angelo Poliziano, ma anche di Giuliano de' Medici e della sua prematura morte (a soli 25 anni) durante la congiura dei Pazzi.



Ma per solleticare la curiosità degli studenti come non parlare della donna più amata e desiderata del Rinascimento: Simonetta Vespucci. Ritratta continuamente da Botticelli e inserita nelle sue opere più famose (come La nascita di Venere qui sopra), ed esaltata da numerosi componimenti poetici di Poliziano e Lorenzo il Magnifico, era la sposa di Marco Vespucci lontano parente di Amerigo Vespucci (primo scopritore dell'America).

Era considerata la donna più bella di Toscana e su di lei fiorono numerose leggende e dicerire. Quasi certo che fu l'amante di Giuliano de Medici, che nacque in Liguria a Portovenere, e forse la località prese il nome proprio da lei, la Venere Moderna.
Si diceva addirittura che la sua bellezza compiesse miracoli e guarigioni inattese.
Al mito del "La sans pareille" (come i contemporanei chiamavano Simonetta) contribuì sicuramente la sua morte prematura. Simonetta morì a 22 anni di tisi.

Si narra che Giuliano fece di tutto per salvarla dalla malattia, e addirittura la leggenda vuole che tentò di farla diventare un vampiro per darle vita eterna. Questa intrigante versione è ripresa anche Salman Rushdie nello stupendo libro L'incantatrice di Firenze , ed alcuni brani possono essere proposti anche in classe.

Guiliano morì due anni dopo, e Botticelli non si stancò mai di ritrarla anche dopo la sua morte (qui sotto l'inquietante ritratto postumo, forse fatto con la maschera mortuaria come modello). L'artista per onorarla espresse la volontà di essere sepolto ai suoi piedi dopo la sua morte.


Sicuramente la morte di Simonetta fu considerata da tutta Firenze come un triste presagio, l'inizio di una lenta decadenza che avrebbe avuto fine solo quando una nuova Simonetta fosse nata nella città.

Forse Firenze la sta ancora aspettando.....

Monday, August 09, 2010

Femmina accabadora


Tempo di vacanze e di mare...e non più di scuola.
Ma io ne approfitto per leggere, leggere e cercare qualche idea.

Tra i libri letti sono rimasta particolarmente coplita da "L'accabadora" di Michela Murgia. Un libro dal sapore di Sardegna, che in punta di piedi fa entrare il lettore nella vita dell'isola, nelle sue usanze e nelle sue tradzioni.

L'accabadora era nella Sardegna antica colei che dà la morte, cioè una donna incaricata di praticare l'eutanasia su anziani o infermi. E il libro narra la vita di una di queste supertiti del secolo scorso, toccando un tema attualissimo, che peraltro si presta anche all'uso scolastico (abbinato alla lettura di articoli di giornale).

In realtà il libro illustra anche molto altro: l'essenza di un'isola mai veramente cristianizzata che conserva le sue usanze pagane, risalenti all'antichità.

Così scopriamo i dolci tradizionali, i preparativi per i matrimonio, l'usanza del fillus de anima e tanto alto ancora.